La Corporate America non assume ancora a pieno ritmo, ma qualcosa sta cambiando nel mercato del lavoro Usa. Non senza sorpresa, in febbraio il tasso di disoccupazione è rimasto ancorato al 9,7% (le stime indicavano un rialzo al 9,8%) e i posti di lavoro persi sono stati 36mila, ben al di sotto dei 68mila delle previsioni. Essendo l’occupazione l’anello più debole della ripresa a stelle e strisce, i dati sono stati accolti ieri dalle Borse a suon di rialzi, anche superiori al 2% in Europa (+1,98% Milano) e un po’ più contenuti a Wall Street (a un’ora dalla chiusura, +1,17% il Dow Jones, +1,46% il Nasdaq). Cauto è stato invece il giudizio di Barack Obama: i risultati «sono stati migliori del previsto», ma le perdite occupazionali sono ancora superiori «a quello che possiamo tollerare».
L’andamento del mese scorso non modifica infatti lo scenario. Da scalare, c’è ancora una montagna. Quella costituita dai quasi 15 milioni di cittadini a spasso, in buona parte vittime di una recessione che ha spazzato via 8,4 milioni di posti. Perfino il livello ufficiale di disoccupazione, per quanto drammatico, appare edulcorato se nel calcolo vengono conteggiati anche quanti hanno smesso di cercare un impiego o lavorano part-time. In questo caso, la percentuale di disoccupati sarebbe al 16,8% (16,5% di gennaio). Allarma inoltre la durata del periodo in cui i lavoratori restano senza un posto: oltre il 40% lo è da più di sei mesi.
Febbraio potrebbe però essere stato lo spartiacque tra la lunga stagione dell’emorragia occupazionale inarrestabile e un nuovo ciclo, seppur lento, di recupero. Senza le tempeste di neve che hanno flagellato gli Usa proprio nella settimana in cui ministero del Lavoro rileva il numero delle buste paga (nel computo non sono infatti compresi i lavoratori assenti a causa del maltempo), ci sarebbe stato probabilmente un aumento netto delle assunzioni. I prossimi mesi sveleranno meglio il percorso di recupero, che in parte potrà essere agevolato dall’approvazione definitiva, attesa la prossima settimana dal Senato, del pacchetto lavoro da 15 miliardi di dollari.
Il nodo della disoccupazione è ancora tutto da sciogliere anche nella Eurozona, dove i senza-lavoro erano in gennaio il 9,9% (8,6% in Italia). Un esercito formato da 15,6 milioni di persone. Un fenomeno già noto negli Usa, ma inedito nel Vecchio continente è quello relativo al tasso di disoccupazione femminile, risultato per la prima volta inferiore a quello maschile: i dati di Eurostat di gennaio indicano al 9,3% le donne e al 9,7% gli uomini. Nel nostro Paese resta invece alto il gap tra donne (9,8%) e uomini (7,7%). Quanto alle prospettive economiche, secondo l’Ocse il Superindice è salito in Italia dello 0,7% nel primo mese del 2010, rispetto al +0,8% della media, e al +0,6% di Eurolandia.
autore: il giornale.it |